1. Un secolo di storia
Sensazione vaga ma che resiste, pensare al museo come un luogo che contiene memoria. La serie incredibile di storie contenute al suo interno e narrate, forse, da qualche esperto in materia o appassionato del momento, non sembra avere la forza di superare le mura che lo separano dal mondo intorno; toccare con mano e provare a far funzionare un grammofono o il caro telegrafo è un’esperienza invece che lascia qualche traccia e la curiosità di intuire di quanto siamo lontani da un mondo, quello della radio, che continua praticamene a trasmettere da ormai più di un secolo.
2. Il capoturno diventato collezionista
Il museo della Radio di Tuglie è aperto dal 1995, ma l’idea di uno spazio disposto a farci capire di più del nostro passato probabilmente già esisteva nella testa di un collezionista che dagli anni Sessanta ha messo da parte tutto ciò che la sua mansione di capoturno della stazione radio di bordo per la Marina gli ha permesso. La stessa persona che ora si prende cura ed è responsabile di tutta una serie di apparecchi voluminosi e davvero fuori dal tempo, quelli proposti nella visita virtuale e non al museo.
3. Ricorrenze importanti
Il 2014 è stato un anno importante per la radiofonia italiana, di cui la RAI è testimone fondamentale. Si è celebrato il novantenario della messa in onda di quella che noi moderni possiamo definire come la prima trasmissione radiofonica: il 6 ottobre del 1924 la violinista Ines Viviani Donarelli fece il primo annuncio presentando il Quartetto in La maggiore, opera 2 di Haydn. Nata quindi sotto il regime fascista, è la prima a comunicare agli italiani la fine della Seconda Guerra Mondiale e a fare sentire gli abitanti del Belpaese un po’ più uniti e volendo anche più istruiti rispetto al resto del Mondo. Almeno fino alla metà dei Settanta e perfino con la nascita della Televisione, la Radio è presente in ogni casa. Precisazione doverosa questa, perchè la manualità e il rapporto che si aveva con i primissimi apparecchi era qualcosa di diverso, attivo e portatore di una sana dipendenza che ha ispirato più di qualcuno a seguire ed ascoltare programmi trasmessi da Paesi quali Ungheria, Repubblica Ceca e perfino Estonia. Un modello di “trasmettitore telegrafico Alva Edison” è datato al 1893, qualche anno prima che Marconi spingesse la famosa “S” dalla Cornovaglia agli Usa. L’apparecchio è basato su una carica ad orologeria ed ancora funzionante, così come la più famosa Stazione telegrafica Samuel Morse di produzione italiana: semplicemente l’unico mezzo usato per tutte le comunicazioni ufficiali e non, almeno fino al 1924 e comunque fino ai Settanta, quando poi è divenuto- per usare le parole del direttore del museo : ”un miraggio dei radioamatori che si scambiavano le card, ovvero una serie di informazioni relative a località, coordinate geografiche e potenza del segnale emesso, in codice morse”.
4. Questioni di divari
Le ricerche in campo a radio-elettrico hanno contagiato studiosi da diverse parti del Globo, alcune portavano ad una svolta come l’invenzione del diodo (una valvola a due elettrodi) ad opera di Fleming, altre alla produzione di ricevitori diversi in tanti dettagli. Il modello “Radiolaphone” è stato costruito in Francia negli anni Venti, i ricevitori a valvole Ansaldo Lorenz e Philips in Italia e Olanda. Il concetto di “diretta” è già nelle case di molte persone, per parlare di cronaca o sport, e quando la televisione è ancora preda di esperimenti inglesi o americani. Nota a margine è il divario tra il forte impulso dato da diversi studiosi italiani per la nascita di questo autentico mondo e il fatto che in Italia la messa a punto del primo programma avviene con notevole ritardo rispetto a Paesi meno evoluti nel settore come Belgio, Austria o la stessa Francia (vi ricorda qualcosa?).
5. Scoprire le differenze
Il 1939 è un anno importante per la storia della radio, lo statunitense Armstrong introduce nelle radiotrasmissioni la modulazione di frequenza. Per scoprire quale sia la differenza tra AM e FM e se tutto questo incide ancora sulle nostre abitudini quotidiane, basta recarsi di persona al museo e dimostrare anche un velato interesse al direttore Salvatore Micali, che comprende ancora una raccolta ad hoc dei ricevitori a valvole più popolari in Italia negli anni Quaranta, divisi tra produzione italiana e tedesca.
6. Dalla prima trasmissione televisiva al Digitale
Da lì a qualche anno cominceranno le prime trasmissioni televisive. Altre storie che si aggiungeranno, con risvolti che per la radio ci portano ai giorni nostri alla scoperta di un universo ancora non ben definito ma che ha già cambiato le nostro ordinarie esistenze: il digitale.
Alessandro Miglietta, semplice appassionato di radiofonia, con alcuni amici crea nel 2009 tra le prime esperienze di radio web in Italia, Radio Flo. Attualmente collabora con realtà simili e progetti che cercano di fondere cultura, tecnologia ed eventi e scrive per una manciata di blog italiani che passano le giornate a discutere delle proprie dipendenze musicali.