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4 buoni motivi per visitare il Museo Civico P. Cavoti secondo Barbara

1. Uno scapigliato

Il Museo Civico Cavoti non lo conoscevo, ci sono arrivata grazie a MuseoWebLab e al contest “Tipi da museo” ed è stata una bella scoperta. Al suo interno si ha la possibilità di avvicinare la storia di tre personaggi che, in modo diverso, hanno dato lustro alla città di Galatina. Si tratta di Pietro Cavoti, un artista poliedrico che ha dedicato gran parte della sua vita allo studio della Basilica di Santa Caterina che, oggi, attrae numerosi pellegrini e turisti. La versatilità di questo personaggio passa per le numerose caricature prodotte, i taccuini di viaggio pieni di dettagli e schizzi minuziosi, risultato del suo continuo peregrinare. Cavoti resta nelle memorie dei galatinesi come un artista un po’ strano, uno “scapigliato”, a tratti trasandato, di lui si conservano nel museo una valigia, un ombrello e un cappello. Basta questo per immaginarselo con un mantello nero che lo rende quasi iconico, irreale, sfuggente.

2. Un visionario e un sindacalista

Altri due personaggi sono prova del fitto fermento culturale che animava Galatina: lo scultore Gaetano Martinez e il sindacalista Carlo Mauro. A Martinez la città di Galatina deve la scultura posta al centro della fontana monumentale, nota ai locali come “La Pupa”, e molti altri lavori tra cui “Caino”. Dinanzi a quegli occhi sgranati, un tumultuo percuote il petto e sembra quasi di percepire il terrore di Caino dopo l’atto estremo: aver ucciso il fratello Abele.
Non conoscevo la storia di Carlo Mauro, delle lotte portate avanti in nome dei diritti contadini. È stata una fortuna essermi trovata lì e aver appreso tante cose in un giorno, tutte provenienti dalla storia del mio territorio, il Salento. Mi hanno colpito le piccole e grandi conquiste contadine che Carlo Mauro contribuì a raggiungere: il passaggio da “lu capucciu” a “lu panaru” o il primo contratto di lavoro.

3. Cose che non ti aspetti

Il museo, oltre a una ricchissima collezione di taccuini di viaggio e documenti riferibili a Cavoti, ha una sala detta informalmente “degli uccelli” dove sculture in legno permettono di conoscere specie di uccelli che, diversamente, resterebbero ignote. Una sala, questa, che riscuote consensi e non, c’è chi ne è attratto e chi ha paura di entrarvi.
Poi c’è la sala dedicata alla pizzica, qui alcuni quadri ripercorrono scene salienti del “morso” e i suoi effetti.

4. Scottanti verità

Questo museo mi ha svelato parte della mia storia e quella di un territorio, il Salento, facendomi ravvedere su una scottante verità: sappiamo poco o nulla sulle persone che hanno contribuito a migliorare il posto in cui viviamo, con l’arte e le battaglie. Quanti musei del nostro territorio conosciamo, quanti ne abbiamo visitati?
Poi c’è un punto importante: il Museo Cavoti di Galatina dovrebbe promuoversi meglio, forse. La colpa è sempre divisa al 50%: io ho sì trascurato di andare a visitare il museo, fino a ieri, quest’ultimo, probabilmente, non ha fatto abbastanza per comunicarsi, per tutte le “chicche” che conserva al suo interno.


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Barbara Vaglio. Mi piace scrivere e un giorno mi piacerebbe che il mio lavoro sia proprio questo, scrivere. Per farlo bene benissimo ho ancora tanto da leggere, imparare e migliorare. Per il momento sono web content editor, redattrice freelance, mi occupo di guest blogging e digital pr. Mi do da fare per quello che posso. Adoro andare in bici e, in sella, ho l’impressione di avere le idee più chiare e più buone. (Ph. Filomena Massaro)


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5 buoni motivi per visitare il Museo Ferroviario di Puglia secondo Luciana di “Madeforwalking.it”

1. Il trasporto che lo anima

Nel Museo Ferroviario della Puglia, la prima cosa che viene in mente, dopo aver per un po’ ascoltato la guida, e responsabile del Museo, Fabio Vergari, è la parola “trasporto”. Sembrerebbe scontato questo collegamento, poiché sono stata in un posto dove sono conservati grandi vagoni e littorine del passato, utilizzate per il trasporto di viaggiatori. Ma il trasporto cui mi riferisco è la parola sinonimo di passione. Si perché di passione ce n’è tanta in questo posto magico. Basti pensare che la parola che si sente più spesso nominare durante la visita guidata è “volontari”. Volontari che ogni giorno si prendono cura, restaurano, portano a nuova vita, queste locomotive, o dedicano ore e ore al modellismo ferroviario per ricostruire tragitti immaginari o storici, in grado di risvegliare il bambino stupito in ognuno di noi.

2. I viaggi che evoca

La parola TRASPORTO è suggerita anche  da quei binari che partono dal museo e si collegano alla stazione centrale di Lecce. Sono i binari che per decenni hanno condotto lontano chissà quante storie di umane imprese. E chissà quante persone, lungo i decenni, hanno preso questi treni, percorso chilometri, per raggiungere qualcuno, o avvicinarsi un po’ di più ai loro sogni.

3. Le camminate che stimola

La mia passione è fatta di sogni a piedi e di tanti cammini, quindi appena ho visto quei binari fuori dal museo, ho avuto la voglia irrefrenabile di mettermi a camminare proprio su di essi, e di vedere dove portassero. Ma ovviamente era vietato, vietatissimo. A questo punto però, si è accesa dentro subito la volontà di raccontare questo museo attraverso proprio il camminare, e di ripercorrere a piedi sentieri, che costeggiano per brevi tratti i binari della Ferrovia Sud Est. E così è stato. Mi sono messa subito in cammino, non da sola. Con me sono venute delle care amiche, e poi la dolce illustratrice Chiara Spinelli, anche lei invitata come me a partecipare al “Tipi da Museo”, e a raccontare il Museo Ferroviario attraverso i suoi disegni.

Perché? Qual era il nesso fra un museo ferroviario e le mie camminate strampalate? Semplice. Volevo guardare, osservare, non perdere nulla di quei paesaggi, che decine di migliaia di persone, continuano ancora oggi, dopo decenni, a guardare dal finestrino di una littorina delle Ferrovie Sud Est. In fondo il Museo Ferroviario non ha la stessa missione? Voi direte di no. Io invece di si. Il Museo, come le mie camminate e le immagini prodotte, vogliono conservare e preservare le memorie di innumerevoli viaggi fatti in treno nel nostro territorio. Io con questo piccolo viaggio a piedi, lungo i binari della ferrovia Sud Est, cerco solo di aggiungere a questo racconto, custodito dal museo, la visione degli esterni, i paesaggi attraversati, e i panorami dell’anima del viaggiatore.

Per questo motivo, il museo a me è apparso subito un posto romantico. Molto romantico.  Eppure ci sono solo vagoni, attrezzatura antica e moderna degli addetti ai lavori, e tanto tanto ferrame.

4. Le storie che custodisce

Ma se si va oltre (basta essere dotati di poca sensibilità), si comprende che in quel capannone sono conservati vagoni di anime e di storie.  Ho pensato a tutto l’olio di oliva, al tabacco, ed altri prodotti della terra, lavorati dai nostri tris e bisnonni, e frutto del loro durissimo lavoro nelle campagne, che veniva trasportato chissà dove (il signor Vergari mi ha spiegato che, soprattutto, dalla metà del ‘900, sono stati trasportati quintali e quintali di patate, coltivate nel sud Salento, e poi presenti nei mercati dell’Europa del Nord). Ho pensato a tutte quelle persone che nei primi del ‘900, hanno avuto la possibilità di saltare su un treno da i loro paesini del profondo Salento, e provare a cambiare la loro vita.  Ho pensato a tutti quegli immigrati, che ancora oggi, utilizzano le Ferrovie Sud Est, per raggiungere i loro “posti di lavoro” non in regola. Insomma vagonate di belle riflessioni, e tanta presa di coscienza sul fatto che quei binari, che dal museo si diramano sul territorio pugliese, avessero da tanto tempo trasportato innumerevoli storie ed esperienze. All’interno di questo museo io sono salita su un treno speciale, quello della “testimonianza”.

5. La strada che indica

Il Museo Ferroviario della Puglia è, infatti, un posto che aiuta a comprendere chi eravamo, e dove siamo andati nel passato, e per questo quindi, un posto che aiuta a mantenere viva la nostra memoria storica collettiva salentina, e ci aiuta a capire dove ci stiamo dirigendo oggi.

 


Luciana Lettere, classe ‘83, è una storica dell’arte, nata e cresciuta nel Salento. Attraverso il blog madeforwalking.it, condivide con il pubblico le sue due passioni: bellezza in tutte le sue forme e camminare. Punto di partenza per le sue attività è l’esigenza di cercare e scoprire, dovunque ci si trovi, anche nel proprio vicinato, restando sempre vigili, presenti a se stessi e profondamente curiosi. “Star seduti il meno possibile; non fidarsi mai dei pensieri che non sono nati all’aria aperta e in movimento!” è il suo leitmotiv.

 


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